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martedì 22 novembre 2011

Un motivo? Intanto ve ne diamo tre.

(che ovviamente possono essere molti di più, dato che ognuna di noi qui ha la propria storia.)

Style.it, dopo aver distrutto la community e aver ignorato i reclami dei vecchi utenti, è partito in pompa magna per cercare di arruolare nuove stylers. "Eh, le fashion blogger sono partite da qui quindi se volete diventare tali dovete passare per noi" "Ora avrete tutte più spazio, stiamo cercando di accontentarvi!"

Non fidatevi, non cadete nel loro tranello. Ora vi spieghiamo perché...

1. Per ciò che un tempo eravamo.
Un tempo Style.it era una community attiva di persone che desideravano conoscersi dopo aver interagito nel web. L'abitudine era fare login, scrivere sul proprio blog e poi passare a leggere quello delle amiche.
Lo staff ci sosteneva in questo, aveva creato degli spazi piacevoli in cui c'era subito interazione, anche con lo staff stesso. Il forum era vivo, tutte si aiutavano a vicenda. E poi c'erano i raduni (Milano, Bologna, Roma, Riva del Garda...) in cui amiche virtuali si incontravano come se si conoscessero da una vita, mangiavano insieme e facevano compere.
Ora? Ora il nulla. La maggior parte delle stylers se n'è andata delusa dalla mancanza di rispetto dello staff, dalle loro continue prese in giro e dai numerosi problemi tecnici. Le più forti sono riuscite a mantenere le amicizie, altre si sono perse nel nulla. Grazie ai "problemi tecnici" (tra virgolette perché ad ogni nostra lamentela lo staff rispondeva "eh, problemi tecnici") è diventato difficile scrivere post e commentare i blog.
Ricevere risposte nei forum è diventata una mission impossible e purtroppo è tutt'ora così.
In poche parole, il luogo di incontro e amicizia non esiste più. Ora si incontra solo uno staff seccato nei confronti dei vecchi utenti e un po' troppo eccitato quando si rivolge ai nuovi blogger.

2. Perché non sono professionali.
Dopo poco che abbiamo aperto questo blog siamo state contattate dalla redazione di Style.it.
Volevano incontrarci per parlare insieme delle nostre proposte, dei nostri dubbi e di come aggiornare la community. Era dal 2010 che c'erano problemi e finalmente nel maggio 2011 si erano degnati di risponderci (anche se promettevano risultati per ottobre).
Abbiamo fissato la data e il posto, ma pochi giorni prima la redazione di Style.it ha dovuto ritirarsi per impegni aziendali. "Ma saremo comunque liete di ricevere le vostre proposte perché stiamo cercando di accontentare ognuna di voi". Le nostre proposte erano nel forum (uno dei topic più commentati, tanto da finire in prima pagina - peccato scottasse e quindi è stato spostato) e su questo blog.
A settembre la sorpresa della nuova piattaforma. Chi avevano ascoltato? Chi era soddisfatta?
Nessuna. Quel poco di buono che era rimasto era stato rovinato.
Per non parlare dei blog privati, che secondo la loro comunicazione ufficiale dovevano essere chiusi e invece a sorpresa sono stati aperti a tutti.
La Pogliani afferma che avere il coraggio di cambiare sia professionale. Ma come dice Energia Creativa, il coraggio di cambiare a spese degli altri non è professionale. Soprattutto se per quasi un anno sono state fatte promesse non mantenute.

3. Perché la community manager non fa bene il suo lavoro.
Questo titolo è appositamente provocatorio, ma provate a pensare.
Aurora Ghini è una community e social media manager apprezzata nel web. Lavora su Style.it dal 2007 e scrive nel web pillole per essere un buon community manager.
Ma se nel suo blog leggo "Non incentivare il fenomeno di drop-out, ma allo stesso tempo non ucciderlo ... perdere in blocco tutti gli utenti è un problema" e poi su Style.it i commenti degli utenti vengono ignorati, le proposte non considerate e quando le blogger in gruppo provano ad andarsene vengono bloccate le esportazioni... io cosa dovrei pensare?
"Talvolta le regole sono fatte per essere non tanto violate, quanto rimesse in gioco ... Avete altri esempi di community manager altrettanto capaci di ascoltare gli utenti e di tornare sui propri passi?" Sicuramente non voi che siete andati avanti nonostante tutte le lamentele, avete deciso di selezionare i blog che potevano migrare ("solo quelli interessanti e attivi") e quando avete scoperto che un'utente era riuscita a cambiare la grafica del nuovo template, senza preavviso le avete eliminato tutto e bloccato le impostazioni.
"Apprezza e premia la diversità. Non progettare una community per te, progettala e gestiscila per loro, per ognuno di loro." Peccato abbiano deciso di eliminare tutti i template creati dagli utenti per inserirne uno unico per tutti. Il motivo? Essere più in linea con i blog della redazione. Ho scritto poco sopra cos'è successo a chi ha provato a differenziarsi. E ricordo che dopo mesi di "sì, fateci sapere le vostre proposte" nessuna delle nostre idee è stata presa in considerazione.
"Le persone devono capire, essere rassicurate, ascoltate, indirizzate verso la soluzione del proprio problema con chiarezza e empatia" non commento perché non voglio diventare ripetitiva.

Ovviamente tutto ciò che ho scritto è testimoniato tra le pagine di questo blog e può essere confermato da ogni utente che è riuscito ad andarsene e ad aprire un nuovo spazio altrove.
I motivi sono molti di più, ma nelle colonne laterali potete trovare tutto quanto.

Se avete anche voi qualcosa da raccontare, lasciate un commento o mandateci una mail.
Noi ormai non ci ribelliamo più, ma siamo stanche e vogliamo condividere con la rete questa spiacevole avventura.

iomiribello at email.it

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